Caterina Bonvicini
Feltrinelli, 2006, p. 120
(Feltrinelli Kids. Il gatto nero)
€ 9,00 ; Età: da 8 anni
Sandro, undici anni, ha una famiglia come tante: una sorellina, Luisa, un cane, Shaddy, suo valido compagno di giochi, e ovviamente due genitori, spesso fuori casa perché molto impegnati con il lavoro. Sandro da grande vuol fare il biologo marino e sua madre pare non saperlo: se lo avesse saputo, forse non gli avrebbe impedito di guardare il documentario sugli squali (togliendo pure il cavo della TV!) a causa di una banale lite con Luisa. Per vendetta, per sfida e anche per scherzo, Sandro decide di nascondersi nell'armadio di camera sua e di non farsi trovare per un po'. Non vedendolo comparire nemmeno dopo cena e non pensando che egli possa essersi banalmente nascosto in casa, i genitori si allarmano ed escono fuori a cercarlo, invano: non lo troveranno né quella sera né i giorni successivi perché Sandro - sempre più eccitato da un gioco che arriverà a coinvolgere il suo quartiere, l'intera città, le forze dell'ordine e i media - ha inconsapevolmente imbastito "il più grande nascondino della storia dei bambini". In Uno due tre liberi tutti! Caterina Bonvicini traccia un ritratto feroce e caricaturale degli adulti, distratti, sordi, decisamente ciechi nei confronti dei bambini e anche un po' stupidi: Sandro non si allontana quasi mai dalle mura del suo palazzo, ma nessuno dei "grandi" intenti a cercarlo riesce a scoprire le tracce lampanti lasciate dal ragazzo con disinvoltura (quasi apposta, si direbbe). Anche quando Sandro esce a viso scoperto per strada, col rischio di essere identificato da chiunque abbia visto la sua foto sui giornali o in televisione, nessuno lo riconosce. Assai più scaltri si rivelano invece i bambini, che non solo scoprono con facilità il suo gioco, ma lo sostengono con forza e gli fanno da copertura. Dal canto suo, Sandro ha la possibilità di spiare non visto la sua stessa vita: si svincola da essa, la osserva con distacco e ironia finché - stanco di portare avanti un gioco diventato troppo impegnativo e preso dalla nostalgia per la famiglia - deciderà di riprendersela. Scrivendo al presente e in terza persona, optando per una prosa asciutta e colloquiale, l'autrice è abile nell'esprimere il crescendo di eventi e implicazioni innescati (ingenuamente?) dal nascondino di Sandro. Sferzante benché lieve, inoltre, la critica alla morbosità e al voyeurismo generalizzati che aleggiano attorno alla scomparsa di Sandro, tipici di un certo modo di fare e seguire le notizie di cronaca nella nostra società.
S. Deriu
(da LiBeR 72)